Comune di Moscazzano


Cenni storici ed altro

Mappa storica di Moscazzano risalente all'anno 1650.


Del:Conte Prof. Alessandro Marazzi

L'origine di Moscazzano si può collocare in quell'epoca di confusione e terrore che seguì la caduta dell'Impero Romano d'Occidente.

Per sfuggire alle violenze ed ai pericoli causati dalla calata dei Longobardi in Italia nel 568 d.C. molte persone dei territori vicini si radunarono nel luogo dove oggi sorge Crema; posizione ritenuta sicura poichè circondata a nord da un lago, il Lago Gerundo, ed a sud da zone paludose create dai fiumi Adda e Serio. Al centro di questa zona d'acqua sorgeva, appunto, un ampio tratto di terreno asciutto chiamato Insula Fulcheria, dal nome, Fulkar, di un comandante delle truppe bizzantine che qui si accampò nel 553. Su quest'isola fu fondata Crema nel 570 d.C.
In considerazione del continuo stato di minaccia rappresentato dall'epoca è probabile che i cremaschi provvedessero ad organizzare un sistema di difesa e controllo delle zone di confine della loro isola edificando dei villaggi fortificati con torri di avvistamento. Moscazzano dovrebbe essere uno di questi.

La stessa origine del nome ci riporta a questa epoca di passaggio tra l'Impero Romano ed il consolidarsi della dominazione Longobarda.
Monsignor Angelo Zavaglio, nel suo "Terre Nostre" (edito nel 1946), sostiene la tesi che Muscacianum sia da leggersi come unione di due termini e precisamente "mons" e "cacianum". Il primo allude ovviamente alla posizione elevata (mons = monte) rispetto alle acque circostanti, e di questa interpretazione si può trovare conferma nel fatto che altri due paesi al limite meridionale dell'Isola Fulcheria sono indicati con il nome di "monte": Montodine e Monte Cremasco. Mentre per quanto riguarda la finale "cacianum" Mons. Zavaglio rileva che in documenti di poco posteriori all'epoca longobarda erano usate le parole casnum o casnium con il sinificato di quercia, rovere.
Probabilmente dette parole di origine longobarda attraverso la deformazione in casanum o cazanum sono all'origine della finale "cacianum". Pertanto il nome Moscazzano=Monte delle roveri dovrebbe collegarsi a quello dalla vicina Rovereto.
Altri autori ritengono invece che il nome sia di provenienza romano-bizzantina. Più precisamente si sostiene che il suffisso "anus" sia tipico delle località di origine romana e che venga generalmente preceduto dal nome di qualche condottiero che in tale località aveva fissato il suo accampamento. Nel caso di Moscazzano il nome di persona dovrebbe essere "Muscatius" e quindi Moscazzano significherebbe "Luogo di Muscatius".
Questa interpretazione ben si accorda sia con l'origine del nome dell'Isola Fulcheria sia con l'origine militare dell'insediamendo di Moscazzano e pertanto oggi appare la più probabile.
Del tutto priva di fondamento è invece la tesi che vede in Moscazzano la contrazione di "Moso-caccianum" e cioè "palude della caccia". Infatti bisogna rilevare in primo luogo che la zona denominata Moso si trova a nord di Crema e non a sud, ed inoltre il termine latino per caccia è "venatio".

Volendo ancora rintracciare elementi che ci indichino una probabile epoca di costruzione del nostro Paese va rilevato che il culto di S.Pietro era tipico del popolo longobardo, e di questo culto ritroviamo traccia a Moscazzano fin dalla sua origine.
Sia la ricostruzione etimologica che l'osservazione della devozione religiosa fanno quindi propendere per collocare l'origine di Moscazzano nel periodo 564-774 d.C..

Passando dalle ipotesi alla storia è in un documento del febbraio 979 d.C. che troviamo per la prima volta il nome di Muscaciano.

Dopo il dominio longobardo tutto il territorio cremasco era confluito nel Sacro Romano Impero e da questo controllato attraverso i grandi feudatari: la famiglia dei Gisalbertini fu a lungo investita della Contea di Bergamo, di cui tutto il territorio di Crema faceva parte.
Sotto il regno di Enrico III (1039-1056) l'Insula Fulcheria formò parte dei vasti domini del marchese Bonifacio di Toscana, alla sua morte l'Imperatore ne fece donazione al Vescovo di Cremona.

Nel 1035 Ruggero Conte di Bariano fu investito dal Vescovo di Cremona di un feudo di 100 iugeri (1200 pertiche) che aveva a Moscazzano. Dopo 24 anni Rugero rinunciò al feudo che venne quindi passato agli eredi di Gerardo di Morengo.

I diritti feudali sull'Insula Fulcheria erano però oggetto di aspre contese tra il Vescovo di Cremona, e gli eredi del Marchese Bonifacio di Toscana, la cui figlia Matilde Contessa di Canossa riuscì di fatto a mantenere il controllo di gran parte dell'Isola fino al 1098 quando lo cedette definitivamente a Cremona. Nel frattempo, approfittando delle dispute, Crema aveva però iniziato ad acquisire una notevole autonomia e libertà tanto che rifiutò decisamente di sottomettersi a Cremona e nello stesso 1098 dichiarò guerra alla città.
Le lotte tra Crema e Cremona proseguirono con alterne vicende fino al 1158 quando l'Imperatore Federico Barbarossa pose l'assedio alla città accusata, a ragione, di essersi alleata a Milano e Brescia, città avverse all'Impero. Questi sono gli anni in cui le nelle città lombarde inizia a sviluparsi quello spirito di emancipazione che finirà per eliminare ogni legame con l'epoca feudale e darà avvio al periodo dei Liberi Comuni.
L'assedio si concluse il 25 gennaio 1160 con la disfatta dei cremaschi, l'Imperatore concesse la vita agli abitanti e dopo averli fatti uscire dalla città diede ordine di distruggerla.

Gli abitanti che non avevano altri luoghi in cui andare quasi subito si adattarono a vivere tra i resti di Crema, i signori e le magistrature si ritirarono nei paesi del circondario. Moscazzano fu scelta come sede dei notai cittadini dal 1160 al 1185.

Nel 1185, in seguito alla nuova politica di pace instaurata dal Barbarossa con i milanesi, i cremaschi riuscirono ad ottenere dall'Imperatore l'autorizzazione a ricostruire la propria città ed anzi furono direttamente investiti dei privilegi feudali che i Conti di Camisano (un ramo dei Gisalberti, Conti di Bergamo) avevano fino a quel detenuto su Crema. Il 12 maggio 1185 Federico Barbarossa investì il Dominus Benzone, Alessio dei Sabbioni, Ottone Gambazzocca, Negro di Rivoltella e Alberto di San Vito, tutti di Crema ed in rappresentanza del Comune, dei diritti che detenevano i Conti di Camisano.

Nel 1188 sorse una disputa tra i cremaschi e l'Imperatore per definire la parte dell'Insula Fulcheria che era ancora sotto diretto controllo dell'Impero. Al termine della contesa, in cui Crema fu rappresentata da Bonusario dei Sabbioni, Benzo Bonsignori, Dominus Benzoni, Guglielmo Goroni ed Ottone Gambazzocca, vennero individuate 19 località alla dirette dipendenze imperiali: Moscazzano è una di queste.

Il feudo di Moscazzano rimase quindi sotto la giurisdizione del Vescovo di Cremona, questi il 2 luglio 1202 ne investì i nobili Sommi di Cremona e da questi passò nel 1380 al Conte Rinaldo di Camisano.

Dopo l'anno 1000 il regime feudale aveva già perso gran parte delle sue prerogative. Nel cremasco il feudatario spesso non aveva giurisdizione sull'intera superficie di un comune, ma si limitava ad una serie precisa di terreni ed edifici a volte situati in più comuni. Continuando comunque a benficiare dei redditi provenienti dai terreni a lui assegnati, quindi più che di un titolare di un "potere amministrativo-giudiziario" si può parlare di un titolare di un "beneficio". Quanto detto appare evidente se si pensa che l'originaria investitura di Moscazzano era di sole 1200 pertiche.
Frattanto nelle città, accanto alle famiglie di origine feudale, si andava costituendo un nuovo ceto signorile che pur avendo nelle attività intellettuali o commerciali la principale fonte di guadagno provvedeva poi a reinvestire gli utili nelle campagne.

Nei nostri paesi accanto alle famiglie feudali troviamo spesso altre famiglie di grandi proprietari terrieri. Sulla base di documenti i nostro posseso possiamo constatare come nel 1360 , e probabilmnte già da prima, la famiglia Gambazzocca possedesse dei terreni (1605 pertiche limitandoci agli aquisti tra il 1360 ed il 1390) in Moscazzano ed avesse diritti su due dei tre ponti che nel territorrio del Comune attraversavano la Roggia. Facendo sempre riferimento a documenti della metà del sec. XIV inerenti al territorio di Moscazzano troviamo citate le famiglie: Gandini (di Crema), Spina (San Donato), Boccazio, Venturino de Alberi, Freccavalli (di Crema), Vimercati, Verdelli (di Crema), de Alghisi (di Crema), i Capitani di Rivoltella (di Crema), Brambilla. Già in questo periodo troviamo appezzamenti concessi in affittanza ad agricoltori locali.

Giuliana Albini nella sua Tesi di Laurea "Crema ed il suo territorio alla metà del sec. XIV" analizza un documento, datato 9 aprile 1361, intitolato Convenzione stipulata alla presenza del Podestà di Crema fra gli otto Consoli Maggiori delle quattro porte per il miglioramento e la manutenzione delle strade e dei pointi del territorio cremasco che permette di avere ulteriori notizie sulla struttura del territorio. In detta convenzione si stabilisce che la manutenzione delle strade era affidata ai Comuni delle località attraversate, mentre i ponti erano affidati ai maggiori proprietari terrieri confinanti. I Paesi a sud di Crema risultano essere pochi e abbastanza lontani dalla Città, mentre le vie di comunicazione sono piuttosto numerose: Crema-Ripalta-Montodine, Crema-San Michele-Moscazzano ("via de Moscazano"), Crema-Credera-Rovereto, Crema-Castelleone. A Moscazzano sono presenti le famiglie: Alghisi, Gandini, Capitanei de Rivoltella, Gambazocca.

Come abbiamo finora constatato, ricostruire la storia del nostro territorio è opera complessa e purtroppo frammentaria potendosi fare affidamento solo su alcuni documenti occasionali. L'Archivio di Crema non ha documenti anteriori al 1448 essendo andati tutti distrutti, l'Archivio del Comune di Moscazzano risulta perduto per tutto la parte anteriore all' Unità d'Italia e l'Archivio Parrocchiale e quello Diocesano poco dicono sulla storia di Moscazzano . Pertanto l'opera qui iniziata dovrà sicuramente essere oggetto di integrazioni ed ampliamenti.

Nel 1403 Crema si ribellò alla dominazione Viscontea iniziata nel 1338, ma il regime di liberta comunale riaccese subito le lotte tra Guelfi e Ghibellini. Dei disordini approfittarono Paolo e Bartolomeo Benzoni che fattisi investire dal Consiglio Generale di Crema della Signoria sulla Città (12 novembre 1403) ne scacciarono i Ghibellini.
Morti di peste, nel 1405, i fratelli Benzoni gli succedette Giorgio Benzoni, che procedette ad una intensa opera di fortificazione del territorio. Oltre ai principali bastioni sorsero moltissime torri di guardia: Campagnola, Capergnanica, Izano, Moscazzano; Ombriano, Offanengo. In tempo di pace le torri erano custodite da due soldati a spese del Comune di Crema, ma poi venuti meno gli scopi militari (nel febbraio del 1449 il Cremasco passa definitivamente sotto la dominazione Veneziana, che rimarrà fino al 1797) si decise di concederle in godimento ai privati. La prima fu la torre di Offanengo ceduta nel 1454 a Pantaleone de Gheto per la cifra di "due caponi all'anno per il desco del Podestà di Crema".
A Moscazzano le torri dovevano esser due: una a San Donato ed una dove sorge oggi la Villa Albergoni. Infatti abbiamo notizia che i Vimercati edificarono alla fine del '400 una residenza sulle rovine dell'antico "Castello", che altro non era che una delle torri di Giorgio Benzoni, probabilmente a sua volta costruita su resti delle preesitenti fortificazioni romano-bizzantine e feudali.
La "possessio Sancti Donati", con relativo bocchelo d'irrigazione autonomo derivante dalla Roggia Comuna, figura nel 1353 di proprietà di Giovannino Benzoni e da questi ceduta a Tommaso Vimercati il 7 dicembre 1369 per effetto di operazioni legate all'esercizio dell'attività feneratizia.
La possessio riguardava 18 appezzamenti di terreno per un totale di 715 pertiche più altre 8 pertiche di "sedimen" con edifici in muratura e coperti con coppi . Nel 1408 Giovanni Vimercati, nipote di Tommaso, lasciò in eredità la possessio alla moglie Leggiadra Gambazzocca ed ai loro figli, i quali, però, essendo esuli a Pavia a causa delle lotte tra Guelfi e Ghibellini, furono costretti a venderla alla famiglia Benvenuti nel 1429. I Benvenuti vi fecero il centro di una vasta tenuta di complessive pertiche 678.

Alla metà del '500 il territorio di Moscazzano assume una ripartizione che rimarrà invariata fino al 1700.
A Nord troviamo le proprietà Benzoni situate intorno alla Cascina Dama costruita nella metà del'500 dal Conte Nicolò Benzoni in onore di una Dama della Famiglia Verdelli. San Donato a risulta divisa tra la Famiglia Benvenuti (Cascina Severgnini) e le Suore del Convento di Santa Monica (Cascina Stanga). L'abitato di Moscazzano ed i terreni della zona centrale sono divisi tra i Gambazzocca ed i Vimercati. A Sud troviamo le Suore Domenicane del Convento Santa Maria Matris Domine di Crema ed ancora la famiglia Gambazzocca (Colombare e Cà del Lupo).

I secoli XVI e XVII furono epoche pericolose e violente per le zone rurali.
Nel maggio del 1527 i Lanzichenecchi Luterani, di ritorno dal sacco di Roma, invasero e saccheggiarono Moscazzano ed altri villaggi di confine tra lo Stato Veneto ed il Ducato di Milano. Non mancavano poi atti di banditismo e di lotta tra le famiglie più potenti. Nel 1584 fu assasinato Giovanni Battista Benvenuti, e gli assassini non ancora pienamente soddisfatti andarono a San Donato dove incendiarono al fratello Camillo "molti tratti di fienile con tutte le biave e con le case contigue, dandogli danno per sei miglia scudi".
Il 5 settembre 1625 il curato Bertoldo Bertoldi fu trovato morto nella sua casa di Moscazzano, mandante dell'assasinio fu riconosciuto Nicolò Gambazzocca il quale però riuscì a mettere tutto a tacere . Negli anni successivi Nicolò Gambazzocca risulta al servizio del Consiglio di Dieci di Venezia, da cui riceve il permesso di girare armato, insieme con un servitore, per sua "sicurtà ed honorevolezza", segno aveva continuato a vivere in una maniera piuttosto movimentata.

Principali cause di discussione tra gli abitanti dell'epoca erano i "diritti d'acqua". Il Canobio riferisce di una lite tra Vimercati e Gambazzocca "per occasione d'acqua" che proseguì con lo "sbaro di alcune archibugiate. Inteso ciò da Sua Eccellenza, a fine che non nascesse maggior male, tosto trasmise loro mandato che immediatamente dovessero trasferirsi in città, ove li sequestrò in casa".
Altro documento a proposito dei diritti d'acqua è quello del 22 agosto 1648, con cui il Podestà di Crema sentenziò a favore del Comune di Moscazzano e dei suoi diritti d'acqua contro le pretese dei Sindaci e Deputati dei Bocchelli Superiori e Medi della Roggia Comuna di Crema.

Nel 1678 scoppiò a Moscazzano una epidemia che provocò la morte di numerosi bambini. La tradizione vuole che essi siano stati sepolti dove sorge la Cappella dei Murtì, ed infatti negli anni Venti del nostro secolo Nicola Marcarini durante alcuni scavi intorno alla cappelletta trovò molti piccoli resti umani che oggi riposano nel Cimitero Comunale.

Dal punto di vista amministrativo Moscazzano era già allora un Comune poichè le autorità venete avevano decretato "Che le Terre, e i Luoghi di questo Territorio (Cremasco), per minimi che siano, debbano ogni principio d'Anno crear il suo governo picciolo o grande, che rappresenti tutto esso comune e luogo... contro pena di Prigione, Corda, Galera a cadauno Capo di Famiglia de' medesimi Comuni che contraddirà, ricuserà, o sarà negligente in adempier ed osservare li presenti Ordini". L'insieme dei Sindaci dei Comuni si riuniva due volte l'anno, San Martino e Pasqua, per trattare delle cose d'interesse generale.Ogni Comune corrispondeva un contributo di quattro lire giornalire ai propri Sindaci per i due congressi annuali, ma sette lire di multa comportava per il Sindaco arrivare in ritardo al Consiglio senza una valida motivazione.

Nel 1700 l'assetto proprietario del territorio di Moscazzano subisce delle variazioni rispetto alla situazione precedente. Alle Suore Domenicane succedono i Marchesi Obizzi; ai Conti Vimercati Sanseverino il Conte Scotti, poi i Monticelli ed infine i Griffoni Sant'Angelo.

Con la caduta della Repubblica di Venezia il 12 maggio 1797 il Cremasco passa ufficialmente sotto il controllo francese. In realtà i francesi avevano già occupato il nostro territorio il 23 marzo dello stesso anno spalleggiati dai giacobini nostrani guidati dal Marchese Fortunato Gambazzocca.
Proclamata la Repubblica di Crema entrano a far parte del Comitato di Difesa Generale due moscazzanesi i cittadini Fortunato Gambazzocca ed Agostino Benvenuti. Tutta l'occupazione di Crema avvenne in maniera incruenta ed il principale artefice di ciò fu proprio Fortunato Gambazzocca che fin dall'inizio si oppose alle frange più estremiste tanto da riuscire a rimandare a Venezia, sani e salvi, sia il Podestà Contarini e la sua famiglia che tutti gli ufficiali veneti. In riconoscimento dei servigi resi, Napoleone Bonaparte nel 1802 nominò Fortunato Gambazzocca Membro del Corpo Legislativo della Repubblica Cisalpina.

Con il declino di Napoleone l'Austria rimette piede in Italie e le truppe austriache entrano in Crema il 20 aprile 1814. Anche questa volta il passaggio di potere fu fortunatamente incruento, tanto che alla carica di Podestà di Crema venne chiamato lo stesso "ex-cittadino" Conte Agostino Benvenuti.
Nel compartimento territoriale del Regno Lombardo-Veneto il Cremasco coincise per circa quaranta anni con i distretti VIII e IX della Provincia di Lodi e Crema. Questo ordinamento amministrativo era però puramente artificiale; il cremasco sia storicamente che economicamente presenta infatti caratteristiche proprie rispetto a tutte le zone confinanti.
Nel Cremasco la quasi totalità della superficie coltivatile era in mano ai privati (90,32%), tra questi: il 19,89 % riguardava aziende fino a 5 ettari, il 23,20 % aziende fino ai 40 ettari, il 27,36 % aziende fino a 200 ettari ed il 29,55% aziende oltre i 200 ettari. Le principali famiglie di proprietari risultano essere: i Vimercati Sanseverino (ha 1.413), i Griffoni Sant'Angelo (ha 855), i Bisleri (ha 577), i Fadíni (ha 533), gli Zurla (ha 368), i Marazzi (ha 367), gli Albergoni (ha 360), i Portapuglia Bondenti (ha 317).
La proprietà degli enti ecclesiastici si limitava ad una bassa percentuale (3,28%) ed era caratterizzata da un elevato spezzettamento (una media oscillante tra i 2 ed i 10 ettari). Fra gli enti civili L'Ospedale Maggiore di Crema possedeva uno dei maggiori patrimoni (ha 568), acquisiti tramite donazioni e compravendita: nel 1832 l'ospedale acquistò dai conti Benvenuti la tenuta di San Donato a Moscazzano (ora passata al Pio Albergo Trivulzio di Milano).
Moscazzano appartiene al Distretto VIH e le aziende agricole risultano, sempre alla metà dell'ottocento, così ripartite:

fino a 5 ettari 55
fino a 10 ettari 5
fino a 40 ettari 6
fino a 200 ettari 6

In seguito all'unità d'Italia riprende la vita amministrativa locale. Il Comune dì Moscazzano viene nuovamente costituito nel 1866: primo sindaco è il Conte Avvocato Paolo Marazzi. I Marazzi appartengono alla nobiltà cremasca dal 1365 e fin d'allora si occuparono professionalmente essenzialmente di scienze giuridiche (magistrati, avvocati, provveditori), avevano proprietà terriere a Capergnanica, Capralba e Farinate. Vennero a Moscazzano nel 1789 in seguito al matrimonio del Conte Antonio Marazzi, nonno di Paolo, con la Marchesa Caterina Gambazzocca, ultima esponente di questa antica famiglia moscazzanese.

Il Conte Paolo Marazzi resse la carica di Sindaco fino al 1880, anno in cui la passò, all'Ing. Saverio Stramezzi che la ricoprì fino al 1890. Gli Stramezzi vennero a Moscazzano in seguito all'entrata in possesso della Villa già dei Conti Griffoni Sant'Angelo e prima dei Virnercati Sanseverino.

Tra gli Stramezzi ed i Marazzi si creò una comunanza d'interessi che porterà, il 13 luglio 1913, alla fondazione della Ferriera di Crema: il Dott. Paolo Stramezzi assunse la direzione amministrativa dell'azienda, mentre long. Mario Marazzi si occupò di quella tecnica."

I successivi sindaci dì Moscazzano furono:

- il C.te Avvocato Paolo Marazzi 1866 - 1880
- l' Ing. Saverio Stramezzi 1880 - 1890
- il Sig. Pietro Fiorentini, 1890 - 1895
- il Sig. Francesco Pesadori, 1896
- il Sig. Pietro Fiorentini, 1896 - 1910
- il C.te Antonìo Marazzi, 1910 - 1915
- il Sig. Giovanni Gipponi, 1915 - 1920
- il Sig. Annibale Gritti, 1921 - 1925
- il C.te Ing. Ettore Marazzi, 1926 - 1935
- l' Ing. Adolfo Stramezzi, 1935 - 1943
- il Rag. Plimo Vacchelli, commissario prefettizio 1943 -1944
- il Rag. Agostino Merigo commissario prefettizio 1944 - 1945
- il Sig. Dante Spoldi, 1945 - 1946
- il Sig. Mario Longari, 1946 - 1946
- il Sig. Giovanni Grossi, 1946 - 1951
- il Sig. Mario Longari, 1952 - 1960
- il Cav. Agostino Bislerí, 1961 - 1980
- il Geom. Agostino Savoldi, 1980 - 1990
- il Sig. Pietro Bertesago, 1990 - 1999
- il Dott. Lodovico Marazzi, 1999 - 2004
- il Geom. Giuseppe Brambini, 2004 - 2009
- il Geom. Giuseppe Brambini 2009 - 2014
- il Sig Gianluca Savoldi 2014 -


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